Soppressione del cane

Soppressione del cane: quando e perché si può praticare l’eutanasia

Sopprimere il proprio cane è un’opzione possibile per accompagnarlo alla morte. È una scelta complicata, che apre a riflessioni etiche e morali. Vediamo i casi in cui è concessa la soppressione.

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Sopprimere il proprio cane è un’opzione possibile per accompagnarlo alla morte. È una scelta complicata, che apre a riflessioni etiche e morali. Vediamo i casi in cui è concessa la soppressione.

Cos’è la soppressione o eutanasia

Per eutanasia si intende il procurare intenzionalmente e nel suo interesse la morte di un individuo la cui qualità della vita sia permanentemente compromessa da una malattia, menomazione o condizione psichica. Se n’è parlato tanto in Italia e se ne sta tuttora discutendo in questi giorni. Ma vediamo cosa significa per i nostri cari amici a quattro zampe.

Quando si può sopprimere un cane

Sono tre i casi in cui la legge prevede l’eutanasia degli animali domestici. La norma che regola le soppressioni è la 281/91. Questa è legale nel caso in cui:

  • Il cane sia gravemente malato. Questo si verifica quando non c’è più nessuna terapia efficace per curarlo. 
  • Il cane sia incurabile. Quando, infatti, non si può intervenire né per mezzo di medicinali né a seguito di un intervento chirurgico, la soppressione del cane può essere presa in considerazione al fine di evitare ulteriori e inutili sofferenze al cane. Lo stato di incurabilità deve essere stabilito dal veterinario.
  • Il cane sia pericoloso. Si può optare per la soppressione con l’obiettivo di tutelare gli esseri umani e la loro incolumità, laddove l’addestramento non sia riuscito a educare correttamente l’animale.

Come avviene la soppressione

La soppressione o eutanasia del cane avviene attraverso la somministrazione di una dose fatale di medicinale. L’animale perde coscienza e muore nel giro di un paio di minuti. In questo modo, essendo incosciente, non sente dolore. Si rilassa, come se si stesse per addormentare, il respiro rallenta e si ferma. Può capitare che il decesso sia accompagnato da un respiro ansimante, da spasmi muscolari, dal rilascio di escrementi intestinali o rantolii.

Se il cane è particolarmente agitato prima dell’induzione viene eseguita anche una sedazione tramite puntura intramuscolare che fa effetto nel giro di 15-20 minuti.

L’unico farmaco legale per l’eutanasia del cane è il Tanax che contiene l’embutramide, principio con azione narcotica e paralizzante, il mebenzonio ioduro che paralizza la muscolatura striata scheletrica e respiratoria e la latetracaina, anestetico locale.

Dopo aver somministrato la soluzione, il veterinario ascolta il cuore del cane e ne conferma il decesso. Il padrone lo saluta e decide con che soluzione procedere per la sua sepoltura

Le emozioni che lascia la soppressione

Sicuramente per il padrone del cane sopprimere il proprio animale domestico è complicato. In primis perché fa parte del nucleo famigliare e per quanto soffra di malattia o sia pericoloso, è difficile pensare di causarne la morte. Il solo pensiero paralizza, perché si pensa al proprio animale come a un individuo, a un uomo.

In più l’animale non può parlare e l’idea che non dia il consenso, probabilmente, può aumentare il tormento provato dal padrone. Subentra così il senso di colpa. In questo caso, però, il padrone dell’animale deve provare a pensare che la morte darà il giusto e degno riposo a un cane sofferente.

Nel caso in cui, invece, si tratti di un animale particolarmente pericoloso, sarà una decisione probabilmente più sofferta e ritenuta maggiormente egoistica, ma il padrone dovrà anche pensare al bene di chi gli sta intorno, ai propri figli se ne ha, ai vicini di casa, a tutte le persone che possono rischiare di essere aggredite o ferite dal proprio animale.

Il modo per superare il lutto è sicuramente dargli il giusto saluto con la sepoltura a seconda che si scelga di seppellirlo nel giardino di casa, in un cimitero o di farlo cremare. Così la soppressione passerà in secondo piano e si penserà piuttosto al degno riposo donato al proprio animale, dandogli il giusto addio.